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COME VIVONO LA SEPARAZIONE GLI UOMINI A DIFFERENZA DELLE DONNE 

Un’interessante ricerca condotta su un campione di 50 persone tra i 35- 55 anni ,   dopo un periodo di circa 3 mesi dalla loro separazione col partner o dopo il divorzio, ha evidenziato che le emozioni provate da sia uomini che donne  in quel periodo, erano pressoché le stesse. I sentimenti di perdita che si verificano comunemente sia nei mariti che nelle mogli, includono:

  • DepressioneQuesto può spesso causare una mancanza di ambizione o sensi di colpa. Entrambe le parti potrebbero perdere interesse nelle attività che un tempo amavano fare.
  • Rabbia.  Possono sorgere risentimenti irrisolti, quando si cerca di “mantenere la pace”, molti conflitti rimangono invisibili. Una volta che il divorzio o la separazione sono stati messi in moto, molti sentono il bisogno di rivendicare segreti, magari taciuti per anni per il “quieto vivere” matrimoniale.
  • Confusione . Anche se un coniuge non è stato coinvolto in una relazione extraconiugale, la consapevolezza che da quel momento lo possa fare, può portare a forti emozioni. Se la coppia rimane nella stessa città, potrebbero ritrovarsi a vedere questo tipo di rapporto e queste situazioni possono insidiare la tranquillità per lungo tempo.
  • AnsiaCon il divorzio arriva il cambiamento e molte persone temono l’ignoto. Nella maggior parte delle coppie uno dei due coniugi esce di casa.  Gli interessi comuni possono essere evitati per paura, le routine che una volta venivano eseguite così comunemente su base giornaliera potrebbero essere completamente diverse da quelle che erano una volta.

Una forma di identità viene persa durante il divorzio. Si perde l’identità di coppia davanti alle persone, esempio ai genitori dei compagni di scuola dei figli, ai colleghi di ufficio che magari frequentavi in coppia, nel paese dove vivi, nei locali che frequentavate.

Finanziariamente, sessualmente e socialmente, tutti gli aspetti dell’individualità cambiano sia per gli uomini che per le donne.Una nota rivista americana che si occupa del “sesso forte” afferma che il divorzio può provocare un impegno emotivo maggiore per gli uomini rispetto alle donne.

Gli uomini sono inclini a depressioni più profonde e hanno più probabilità di abusare di sostanze dopo il divorzio. Sono anche a maggior rischio di problemi di salute fisica come infarti e ictus, iniziano a metabolizzare più tardi un divorzio rispetto alle donne, circa dopo 18 mesi dopo, allungando così il processo di interiorizzazione del lutto. Poiché dall’ intervista è emerso che le donne sono quelle che, quasi al 70%,  hanno deciso  di separarsi o divorziare per cause variabili, si deduce che gli uomini subiscano la decisione durante le fasi iniziali della separazione.

Quando si tratta di divorzio, è più probabile che gli uomini utilizzino l’azione piuttosto che le parole, per esprimere i loro sentimenti. Le azioni comuni intraprese dai nuovi divorziati includono: buttarsi a capofitto nel lavoro, incontri sessuali occasionali, evitano il loro appartamento preferendo una  nuova casa.

Le donne invece, hanno più difficoltà finanziarie dopo il divorzio, poiché spesso hanno la custodia dei figli e sono responsabili quindi delle spese familiari. Le donne hanno meno problemi di salute fisica poiché affrontano lo stress psicologico e spesso la povertà, in modo più positivo.
Sebbene le statistiche possano variare in base alla gravità degli uomini rispetto alle donne, la maggior parte dei sintomi è spesso la stessa. Guarire da un divorzio è come guarire da qualsiasi altro tipo di perdita. Deve essere riconosciuto, sentito e rielaborato per tutto il tempo necessario.

 

La trappola: rimanere emotivamente legati dopo la separazione

 

A volte, le connessioni emotive di una coppia minano i tentativi di separazione. Queste coppie sono altamente reattive e co-dipendenti. Piuttosto che passare attraverso il dolore della separazione, le coppie persistono nell’avere sentimenti ambivalenti e cercano ripetutamente di riconciliarsi per molti anni.

Queste coppie sono profondamente legate emotivamente e sessualmente e mantengono le immagini idealizzate l’una dell’altra. Mi è capitato di fare coaching a una coppia divorziata da molti anni che viveva in case separate ma nella stessa proprietà, la loro vita privata reciproca, quindi,  alimentava le loro continue ostilità legali e contribuiva a tenerli separati, non riuscivano a staccarsi perché, inconsciamente, ognuno dei due voleva controllare la vita dell’altro, dopo vari mesi di sessioni sono giunti a  capire che tra di loro non poteva più esserci nulla e che la situazione abitativa doveva cambiare per permettergli di ricominciare a stare bene.

Alcune coppie mantengono il legame dipendendo dal loro ex-coniuge per un supporto fisico o emotivo. Alcuni tentano di aiutare l’altro proteggendolo da depressioni, standogli così’ sempre accanto, ma ho potuto riscontrare che sono proprio loro i “crocerossini” a risultare a volte verbalmente offensivi col con l’ex coniuge, pur volendolo aiutare a superare nel migliore dei modi la separazione. Così facendo mantengono  il controllo e un contatto sottile , questo provoca in chi lo subisce dipendenza e illusione che nuoce al suo stato psicofisico e mentale.

Mi è capitata una donna che si aggrappava alla speranza di una riconciliazione nonostante il suo ex marito le dicesse ripetutamente quanto fosse felice con la sua nuova compagna  e lui ,pur conoscendo la rabbia della moglie e i suoi desideri, non si allontanava, la portava agli appuntamenti e la aiutava con le faccende domestiche. Questo tipo di rapporto non poteva che distruggerla giorno dopo giorno. Le coppie che ho seguito, che a oggi hanno il rapporto migliore sia come uomo/ donna , che come genitori , nel caso vi siano dei figli, sono quelle che hanno equilibrato la loro vita in funzione di loro stessi. Il divorzio implica solitudine, cambiamento di stile di vita, perdite immaginarie di ciò che sarebbe potuto essere, e ricordi di ciò che era una volta, oltre a perdite reali su tutti i fronti, come casa, famiglia, figli, finanziario e spesso amici. Il divorzio può infrangere l’autostima e l’identità, come moglie, come marito e possibilmente anche come padre o madre. Riuscendo a riavere un equilibrio interiore si potrà riavere la vita che si desidera, con energia , stima , obiettivi e apertura verso il futuro senza necessariamente attendere qualcosa dal proprio ex.

Quando ritorna l’equilibrio interiore ?

Generalmente dopo il primo anno dalla separazione si ricomincia ad avere una visione più equilibrata delle cose, c’è chi ci mette più tempo, chi meno, ma la maggior parte delle persone che ho assistito mi conferma questa tempistica. Dopo i due anni, mi hanno spiegato, hanno formato nuove relazioni durature, e il funzionamento emotivo è tornato al livello pre-divorzio, se non migliorato addirittura. Come genitore, il  non affidatario si trova più a suo agio con i bambini, è più assertivo, mostra disciplina e affetto coerenti, a meno che i genitori non siano ancora in guerra, i bambini tornano al normale processo di crescita.

Come fare a terminare una relazione quando il tuo partner ti ama ancora

Quando ci impegniamo in una relazione per noi importante ci sentiamo molto positivi riguardo alla possibilità che duri “per sempre” ( anche se per sempre è una parola che andrebbe cancellata dall’ uso comune).

Ci rendiamo conto che tutte le relazioni hanno alti e bassi e che ognuno fa del proprio meglio per il bene della storia ignorando il male. Sfortunatamente, questi sentimenti,  possono cambiare nel tempo da parte di uno dei due , e tramutarsi  nella terribile idea di finire la relazione. La maggior parte delle persone con relazioni importanti, di lungo periodo, non fa queste scelte in modo avventato.

Molto spesso, hanno fatto tutto il possibile per rimanere innamorati dei loro partner, ma non sono stati in grado di riacquistare i sentimenti positivi che un tempo li avevano uniti. Se entrambi i partner sono giunti a questa conclusione insieme, la separazione può essere amichevole e possono anche rimanere amici. Ma se un partner vuole uscire e l’altro è ancora pienamente coinvolto nella relazione, quello che ha deciso deve affrontare sia il proprio dolore sia il disagio che crea nel altro.

Nel mio percorso di Coaching SeparatamenteInsieme di coppia, ho visto molte persone soffrire di questo tipo di conflitto. Mi chiedono indicazioni su come lasciare senza causare più angoscia del necessario poiché devono fare i conti sia con la propria colpa sia con l’angoscia di una persona che hanno amato così tanto fino a prendere un impegno per anni. Quei sentimenti sono aggravati se loro stessi hanno subito una situazione del genere in passato perché conoscono lo stato in cui si cade. Di solito si chiedono se è mai possibile porre fine a un rapporto con dignità e rispetto reciproco, in realtà questa cosa se la dovrebbero chiedere tutti  e cercare di metterla in atto per il proprio bene e per quello della persona con la quale hai condiviso molti anni della tua vita.

La maggior parte di coloro che hanno amato profondamente un altro/a, non vuole lasciare dietro di sé ricordi dolorosi o avere rapporti con qualcuno che nutre rabbia e risentimento nei loro confronti. Non hanno iniziato questa relazione amorosa con l’intento di abbandonare la nave se le cose andavano male. Né si aspettavano che un giorno non avrebbero più avuto a cuore la persona che hanno scelto sinceramente. Ora devono affrontare le promesse e lasciare i loro partner soli ​​e feriti. La verità è che, per molte persone, le aspettative dei partner in un nuovo rapporto intimo cambiano nel tempo come le promesse fatte.

La maggior parte delle relazioni affronta sfide inaspettate man mano che maturano e spesso non riescono a nutrire la coppia. Possono inconsciamente ripetere schemi distruttivi che non hanno funzionato in relazioni precedenti, o scegliere partner per le ragioni sbagliate, accecati da attrazioni che svaniscono nel tempo. È fin troppo comune che i nuovi innamorati facciano il loro miglior passo avanti nascondendo cose su se stessi che temono possano allontanare quel nuovo amante. Se la relazione diventa solida, forse quei difetti immaginati o reali sono più trascurabili. Una volta che tali comportamenti emergono, tuttavia, è probabile che il nuovo partner si senta tradito e si chieda legittimamente cos’altro potrebbe essere nascosto. A volte il danno deriva da pressioni esterne che nessuno dei due partner avrebbe potuto prevedere all’inizio della relazione.

Problemi di comunicazione, disparità nei desideri o cambiamenti delle esigenze possono creare problemi che nessuno dei due partner si aspettava o aveva la capacità di risolvere. 

Qualunque sia la ragione, uno dei due partners che ha perso fiducia nella relazione, inizia a ritirarsi, a volte in silenzio e a volte con una raffica di critiche rivolte all’altro. Il partner ancora pienamente nel rapporto spesso non vede o ignora l’ intimità che diminuisce fino a quando non è evidente che la relazione è nei guai. A quel punto, lui o lei inizierà a informarsi e sfidarsi, cercando qualche chiarimento. Se il partner che ha deciso di chiudere non è pronto per il confronto, potrebbe negare l’evidenza che qualcosa non sta andando nel rapporto, incoraggiando false speranze dall’altra parte.

Essere spogliati dello status di “persona più importante” di solito è traumatico. Lui o lei potrebbe inizialmente rispondere tentando di invalidare la gravità del problema mentre contemporaneamente tentare di cancellare la causa della preoccupazione. Questi comportamenti gemelli, sfortunatamente, possono rendere il partner che sta chiudendo intrappolato in un impegno temporaneo. Quella risposta potrebbe promettere qualcosa che non ha possibilità di accadere e causerà solo più angoscia in seguito quando riemergerà la necessità di porre fine alla relazione. Un’altra risposta comune è quella di colpire con rabbia e colpa, tenendo il partner che abbandona responsabile della fine della relazione. Essere lasciati non è qualcosa che si ama provare, cancellati o rimpiazzati, si  provano dolore emotivo e insicurezza, a volte la rabbia Quindi, se ti sei trovato in una relazione che ha perso il suo significato per te, cosa puoi fare per ridurre al minimo lo stress sul tuo partner e su te stesso?

Sei sicuro di aver dato tutto ciò che potevi, non vuoi lasciare cicatrici strazianti alle spalle, crearti un nemico o danneggiare la persona che hai amato. Principalmente, non vuoi essere visto come una persona cattiva.

In che modo, quindi, puoi procedere con il miglior risultato possibile per te e il tuo partner?

Primo passo guarda prima te stesso.

Questo è uno schema abituale per te nelle tue passate relazioni?

Ti impegni troppo e poi ti trovi più in profondità di quanto volevi?

Cerchi di fare tutto il possibile per far sentire il tuo partner più importante di te solo per tenere quella persona vicina?

Ti costringi a cambiamenti necessari in quella relazione e poi ti rendi conto che non corrispondono a ciò che vuoi?

Metti il partner su piedistalli ignorando difetti che alla fine non sei in grado di sopportare?

Sei abbastanza attento a discernere in anticipo i tuoi bisogni con quello che puoi dare?

Una volta che hai risposto a queste semplici domande potrai trovare dei nuovi spunti di riflessione sulla tua persona e su come intraprendi le relazioni sentimentali, magari qualcosa da correggere puoi trovarlo.

Non sono sempre gli altri che sbagliano, alle volte siamo noi che non riusciamo a capirci e a capire chi abbiamo di fronte.

Resistenza e avversità feat Resilienza

Una cosa che mi affascina molto  è come le persone si comportano di fronte alle “avversità”che si presentano durante la vita. Quando  si incontrano ostacoli sul cammino  la maggior parte delle persone crede siano un “segno del destino” , un qualcosa per  cui non andare più avanti   in quel progetto  o in quella relazione.. Questa difficoltà nel gestire l’emozione è  più grande del problema da affrontare e  convinti che questa avversità sia un segno dell’universo , abbandonano il loro sogno di business ancor prima di averci provato. Mi sono capitati alcuni casi, anche in ambito business coaching, di persone intelligenti, con la voglia di iniziare una nuova attività in proprio per creare il proprio business, ma con una grande paura di lasciare il posto fisso in cambio di  un’ incognita sul loro nuovo futuro lavorativo. Perché accade questa credenza che fa fermare le persone nel compiere anche ciò che desiderano profondamente ? Perché  la loro programmazione mentale è composta in questo modo:

Resistenza = cosa cattiva = interrompo = non riprovo più (abbandono).

Una persona con questa programmazione mentale, però, non andrà da nessuna parte nella vita perchè preferisce avere cose facili, sicure , il piacere a breve termine e delle gratificazioni immediate. Le uniche attività che soddisfano questo sistema di pensiero, a mio avviso, sono: fast food, droghe, alcool, shopping, navigare sui social media, sesso,  guardare la televisione. Se vuoi raggiungere cose significative però devi per forza metterti faccia a faccia con le tue resistenze. Più importante è il traguardo che vuoi raggiungere e più grande sarà la difficoltà che incontrerai. Ad esempio, se qualcuno di voi fa attività sportiva potrà confermarmelo : andare in palestra e fare fatica o uscire in inverno per andare a correre, porta con se delle resistenze non da poco. Qual è però il risultato di tutto questo se oltrepassi la sfida? Salute, forma fisica ,fierezza del tuo aspetto, benessere mentale , gratitudine verso te stesso.

Qualcuno ha detto: “Tutti gli aerei decollano contro vento” , scontato forse, ma se analizzi la frase ti renderai conto di quanto sia importante non arrendersi prima di aver ottenuto ciò che si desidera .

La resistenza è dunque una cosa utile, dietro di essa ci sono tutti i sogni  che vuoi raggiungere, più ci fai amicizia e più risultati raggiungerai

Anche io, da ragazza usavo le avversità come scusa per  fermarmi e non proseguire in ciò che volevo , posticipavo le cose importanti e faticose in cambio di  gratificazioni immediate tipo:  cene con amici, uscite al cinema, serata in discoteca e via così  ma i miei risultati rispetto agli obiettivi infatti erano scarsi.

Nel momento in cui ho cambiato il mio programma mentale, la mia vita è cambiata.

Oggi uso la resistenza (sfida) che mi si pone davanti come sorgente di energia infinita. 

Più sfide mi arrivano, più ne voglio, tutto quello che mi arriva “contro” per cercare di fermarmi, oggi, mi rende sempre più forte, devo anche dire che se tutto fila liscio non mi vado certo a cercare degli ostacoli per mettermi alla prova. Chiunque può avere successo quando ha il vento a favore , pensaci, ma davvero pochi sono in grado di raggiungere il successo quando hanno molti ostacoli da superare. Se vuoi fare un  favore a te stesso cerca di  riprogrammare  la tua mente per   fare in modo che le resistenze che ti hanno bloccato fino ad oggi, possano diventare la fonte di energia che ti proietterà nella realizzazione dei tuoi sogni

Posso aiutarti a trovare  gli strumenti per iniziare questo utile cambiamento nella tua vita, mandami una e mail per informazioni.

Inizia il tuo nuovo viaggio

Capita di perdersi nelle pieghe delle proprie emozioni, di restare bloccati dalle proprie paure, dall’ inconsapevolezza del proprio valore. Capita di chiudere gli occhi e immaginare come vorresti che fosse la tua vita aldilà delle ombre,  aldilà dei limiti che tu stesso ti poni. Poi capita di avere di fronte a te un faro che ti aiuta a fare luce e che ti fa comprendere quanto puoi arrivare lontano se solo vuoi.  È proprio a quel punto che prendi la decisione di iniziare il tuo nuovo viaggio con… Passione, Determinazione, Leggerezza e Coraggio!

Come arrivare alla Felicità?

Alcuni tra i più importanti ricercatori in questo campo (Seligman, Lyubomirsky e Diener ) hanno elaborato una propria formula della felicità, che può essere così espressa:

F = P + C + A dove F è la felicità, P è il punto determinato neurologicamente, C rappresenta le condizioni di vita e A sono le attività volontarie (Chopra 1994). Notevole importanza assumono le attività volontarie (variabile A della formula), cioè che cosa si sceglie di fare giorno per giorno, che sembrano pesare per il cinquanta per cento sulla felicità totale di un individuo. Le variabili volontarie possono generare un cambiamento  costante e definitivo nei livelli di felicità e benessere perché dipendono, appunto, dalla propria volontà. Quali sono le scelte che ci rendono felici allora? Secondo gli studiosi, rendere felice il prossimo è la scorciatoia per diventare felici. Anche dedicarsi all’ espressione creativa, genera risultati positivi le cui conseguenze durano una vita intera. Le passioni, come la lettura di un buon libro, lo sport, un hobby, e in generale tutte quelle attività che ci impegnano in un compito, che implicano una sfida con noi stessi e che comportano una crescita psicologica, ci permettono di raggiungere uno stato accresciuto e permanente di benessere.La felicità, infatti, ha una dimensione emotiva che difficilmente può essere compresa attraverso un pensiero logico-razionale. Quindi ti propongo un  breve e facile esercizio che ti aiuterà a connetterti con  la tua personale visione della felicità.

Esercizio di “brainstorming di parole”, sfrutta il potere associativo della mente. Munisciti di una penna e di un foglio bianco; al centro del foglio, scrivi la parola: felicità. Poi, intorno alla parola “felicità” scrivi di getto tutte le parole che associ istintivamente alla parola “felicità”; vai a ruota libera, senza riflettere, e senza domandarti se ciò che scrivi abbia un senso oppure no, non ti censurare. Scrivi tutte le parole che ti vengono in mente, per circa un minuto. Probabilmente ti sarai accorto che le parole che hai scritto hanno a che fare con la tua idea di felicità, con qualcosa che associ alla tua felicità, o che pensi possa renderti felice. Per quanto tutte le persone cerchino la felicità, non esiste una sola persona al mondo che scriverebbe le stesse parole che hai scritto tu.Tutte le persone vogliono essere felici, ma ognuno ha un’idea diversa di che cosa sia la felicità e di che cosa possa renderlo felice. Se considerassimo la felicità come i frutti di un albero, potremmo osservare che ognuno identifica la propria felicità con un albero diverso: c’è chi preferisce il gusto asprigno di un pompelmo, chi quello dolce del caco. I rami rappresentano le azioni e i comportamenti che mettiamo in atto: i frutti non maturano per caso, sono il risultato di scelte e azioni mirate. Il tronco rappresenta la forza interiore, il coraggio, l’abilità di resistere alle difficoltà della vita. Le radici sono i nostri valori e le nostre convinzioni più profonde: ciò cui diamo importanza e significato. Un primo passaggio può essere quello di capire qual è il proprio “albero della felicità”. Quali sono i frutti della felicità che ricerchiamo? Ognuno ha un modo diverso di farlo. È importante ricostruire la propria esperienza interna di felicità, perché la nostra felicità dipende anche dai criteri che utilizziamo, cioè dal nostro modo di sentirla. E i criteri sono modificabili, e normalmente si modificano più volte nel corso della vita.

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